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Life inside a box: Rebibbia female Prison

ATA2021

Tra spazio condiviso e spazio individuale
Per intraprendere un progetto di ricerca che abbia lo scopo di definire uno spazio-ristretto, è necessario capire quale sia il punto d’incontro tra due fattori come l’architettura, intesa come mera tecnica del costruire, e le funzioni degli spazi detentivi.
Cos’è l’edilizia penitenziaria? La riposta sarebbe semplice se si trascurassero elementi sociali, psicologici e comportamentali che caratterizzano la vita all’interno di un carcere. Il sovraffollamento, l’isolamento, lo sradicamento improvviso, la lunga permanenza all’interno di uno stesso luogo, il difficile mantenimento dei rapporti affettivi, l’alienazione e molti altri attori rendono la risposta a questa domanda meno immediata.


Scopo di questo progetto di tesi è la definizione delle funzionalità ed il miglioramento dello spazio condiviso, di quello individuale e la loro relazione. Una buona configurazione dello spazio di reclusione è un elemento decisivo per il mantenimento di un adeguato livello di salute fisica e mentale di chi vive per lungo tempo all’interno di uno stesso luogo, il penitenziario. La Casa Circondariale femminile di Roma Rebibbia colloca la maggioranza delle detenute (357 detenute) in due reparti: il reparto Cellulare, ossia il reparto dedicato all’espiazione delle pene in celle singole, ed il reparto dei Camerotti con camere di pernottamento condivise da più detenute in attesa di giudizio o con condanne inferiori ai 5 anni. Definiremo come spazio condiviso, la zona del ballatoio dove le detenute trascorrono il loro tempo insieme; è un luogo molto vissuto, ma caratterizzato dal caos e dal disordine. Lo spazio privato è invece per la detenuta la camera di pernottamento, la cella, dove è costretta a trascorrere almeno 12 ore al giorno, definite dall’apertura alla chiusura del blindo. Molti sono i motivi che hanno spinto a scegliere di collocare i progetti di trasformazione in questione tra le mura di questi due reparti: le criticità degli spazi comuni, le esigenze delle detenute, la promiscuità delle camere e le scarse condizioni sanitarie. Tutto acuito dal tasso di sovraffollamento (che arriva al 137,3%) che colpisce questi due reparti ed è causa di malessere e stress.


La prima area d’intervento si focalizza sulla zona comune, per creare nuovi spazi, incoraggiando così l’instaurarsi di relazioni. Prendendo a riferimento i limite del campo visivo umano, i solai vengono distribuiti in modo da permettere ad ogni persona che si trovi sulla soglia di questo, una vista libera fino a terra. Le zone comuni devono garantire alle detenute la possibilità di trascorrere giornalmente fuori dalle camere di pernottamento il tempo necessario per contatti sociali. Le attività selezionate che andranno ad identificare questi nuovi spazi sono: pranzo, cucito, giochi da tavolo, lettura, tv, sport, sala fumatori. Sono attività di vita quotidiana che vengono negate alle detenute per mancanza di spazi. Entrando nel merito della camera di pernottamento rimane l’elemento basico delle strutture carcerarie. Si è scelto di procedere studiando prima il volume occupato nelle celle. Perciò si sono sommati gli oggetti personali e gli arredi presenti nella cella.Prendendo come unità di misura una scatola (31x39x30cm), l’ingombro degli oggetti personali è risultato essere di 11 scatole. con questi dati si è progettato una cella adatta alle esigenze. In questo modo si creano ambienti salubri ed adeguatamente dimensionati,che possono contribuire ad una vita sana del detenuto in vista di un futuro reinserimento in società, tenendo presente che la vita in detenzione deve essere il più simile possibile a quella fuori. La privazione della libertà è già di per sé la punizione.



The Board:
Life inside a box: Rebibbia female Prison Board

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Chiara Pecilli

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