Padova Arcipelago è il tentativo di mettere a fuoco l’identità storica della città, e di collocare in un orizzonte di senso anche i cambiamenti più recenti. È uno sguardo sulla città che in essa rivede quel mare pèlagos che tiene insieme la molteplicità delle isole che lo frastagliano senza scalfirne l’unicità, senza sbiadire l’immagine di nessuna; quel mare che protegge la pluralità e riconosce il valore delle sue parti, che accetta le differenze e le valorizza, secondo quel principio di “alterità” che sta alla base della cultura occidentale.
Le mura cinquecentesche di Padova, non essendo state costruite a ridosso del nucleo denso e compatto, andarono ad inglobare delle porzioni di campagna che si estendevano oltre i margini della città. A partire dall’Ottocento, queste aree furono occupate – senza attenzione – dalle grandi opere infrastrutturali di cui necessita la città contemporanea – ospedale, stadio, caserme, poli universitari, ecc. – definendosi come “isole” all’interno del profilo della città, e compromettendone la leggibilità della forma. Oggi, però, esse rappresentano la più fertile occasione di cura, proprio in virtù del loro esser “altro”, fatti eccezionali a ridosso del centro storico.
Il progetto prevede la riconfigurazione dell’area della ex-caserma militare Prandina mediante la costruzione di un’infrastruttura a supporto del traffico su gomma che diventa occasione di recupero e valorizzazione delle mura cinquecentesche, riconnesse al denso tessuto della città storica da un nuovo parco urbano che ripristina il singolare carattere di spazio rurale intra moenia.