Quando un visitatore varca la soglia dei Propilei, i monumenti contenuti nel grande recinto dell’Acropoli lo sovrastano con la loro grandiosità; un museo a cielo aperto che però, ad oggi, è ancora di difficile lettura.
Allo stato attuale infatti l’Acropoli si presenta come un cantiere a cielo aperto, completamente dedicato al restauro dei monumenti principali: l’esperienza di visita è resa poco chiara dalle innumerevoli strutture temporanee e dai macchinari che trasportano e sollevano i reperti, lasciando assai poco respiro alle rovine e al loro racconto della storia.
Il progetto vuole così ricondurre ad una immagine più veritiera del pianoro, riscoprendo tutta la complessità delle stratificazioni temporali e spaziali, obliterati da secoli di interventi. Gli edifici dell’Acropoli sono infatti oggetti che soggiacciono a regole compositive non comprensibili allo stato attuale e che il progetto tenta di rendere più chiare. L’intento principale è quello di lavorare sul paesaggio e insieme sulla percezione e fruizione del luogo, di riportare per quanto possibile sulla sommità acropolica l’antica qualità spaziale pensata in epoca classica, suggerendo la ritualità processionale nei passi del visitatore: per fare questo è ovviamente necessario operare una mediazione con lo stato in cui l’Acropoli è giunta fino a noi, memori delle impronte lasciate da secoli di interventi.
Il tema del rito, del percorso processionale e della Promenade Archeologica muovono le scelte compositive dell’intervento; enfatizzare il cinematismo della composizione classica, delle sequenze visive progressive attraverso le quali si sviluppa. È quindi fondamentale che il progetto suggerisca l’idea di una passeggiata nel sito archeologico; una camminata attraverso le stratificazioni spaziali e temporali, l’intreccio delle epoche che in superficie è impossibile percepire.