Il progetto di un complesso turistico nella piana albanese di Borsh permette di conciliare un programma architettonico vario con le differenti dinamiche fisiche, antropiche e storiche che contraddistinguono questo territorio, offre una metodologia sistemica capace di adattarsi all’intera Riviera Albanese ed offrire spunti per contesti simili in via di sviluppo, ed infine concretizza un volere che sempre più s’impone nella mente di questa popolazione, desiderosa di aprirsi ed in particolare di gettarsi sulla pratica turistica e verso l’esportazione agricola dei propri prodotti.
Con la fine del periodo comunista, agli inizi degli anni ’90, lo stato albanese ha iniziato un processo di sviluppo e apertura internazionale che lo ha portato alla recente definizione di un documento denominato “Albania 2030 Manifesto: A National Spatial Development Vision”: in questo testo vengono definite le linee guida che evidenziano le questioni su cui concentrarsi per lo sviluppo del territorio. Senza dubbio, nella capitale vi si riversano i maggiori investimenti, ma l’Albania possiede anche un fortissimo potenziale lungo la sua costa che non può essere ignorato: a Nord del Canale d’Otranto vi è il tratto di costa che dà sul Mare Mediterraneo, sempre più simile al tratto costiero opposto, quello italiano, quindi già vittima di un forte abusivismo edilizio che ne ha reciso probabilmente per sempre il paesaggio costiero. Il tratto di costa a Sud del canale invece, noto e riassumibile con il termine di “Riviera Albanese”, si affaccia sul Mar Ionio, e la sua autenticità paesaggistica resiste le forze di questo secolo. Che dir si voglia, ‘Ionio’ deriva di ‘Jone’, che in albanese significa ‘Nostro’.
La Riviera Albanese è caratterizzata da un territorio vasto e ben riconoscibile: questo tratto è infatti racchiuso da un lato dall’unica strada percorribile per raggiungerlo, l’SH8, e dall’altro, il limite del mare. L’SH8 è l’unica strada asfaltata percorribile in automobile che lega la Prefettura di Fier a Saranda. Sorpassato il “Passo di Llogara” a 1027m sopra il mare ci si ritrova chiaratamente in riviera, poiché la fascia costiera è assimilabile ad un pettine da cui partono verso il mare piccoli tratti percorribili su cui si sono insediate le varie cittadine principali : Dhermi, Vuno, Himare, Qeparo, Borsh, Piqeras e Lukove. Il progetto in definitiva converte in spazio le differenti questioni attuali: gli investimenti avviati nel mondo turistico e nel mondo agricolo; il bisogno di rendere questo terreno accessibile andando a sfruttare collegamenti via mare a fronte di una conformazione del territorio di difficile percorribilità; la necessità di raccogliere ed amministrare grandi quantità d’acqua; la contemporaneizzazione di un forte patrimonio storico-architettonico vernacolare che si esprime con chiarezza nell’elemento abitativo definito ‘Kulla’, e di un ancor più forte patrimonio comportamentale/consuetudinario, espresso prima in forma orale e poi in forma scritta nel rinomato ‘Kanun’, di cui l’ospitalità verso l’altro, e per questo motivo la questione turistica risulta non solo attuale ma anche la più significativa, è cardine nel cuore schipetaro, da secoli.