L’area centrale di Varsavia-Wola è oggi caratterizzata da un tessuto urbano disomogeneo prodotto dalla sovrapposizione di disegni urbani interrotti. Vuoti di diversa dimensione e morfologia, vecchi edifici e frammenti del muro appartenuti al “Ghetto-piccolo”, che rappresentano gli ultimi lacerti della città post-apocalittica, rischiano la definitiva rimozione dalla città e dalla coscienza collettiva europea a causa delle profonde trasformazioni urbane oggi in atto. Un eccezionale materiale documentale per la costruzione di un presente di dialogo e convivenza civile consapevole del proprio passato; un patrimonio da proteggere e rigenerare mediante la costruzione di un sistema di luoghi memorialistici a formare un museo esteso del presente.
Essendo la devastazione di Varsavia non un effetto della guerra ma la conseguenza di un progetto comprendente la distruzione dei suoi archivi documentali, la lettura delle modifiche urbane negli ultimi 80 anni si basa anzitutto sul confronto tra le fotografie aeree prima (1935) e dopo (1945) la distruzione della città. L’area scelta è il vuoto urbano dell’ex Brewer Haberbusch i Schiele localizzato a nord-ovest dell’ex ghetto piccolo, incluso nel recinto del ghetto tra il 1940-1941 per la manodopera schiava. Tale area, che comprende due isolati un tempo attraversati da ul. Krochmalna, si presenta come una sorta di cratere dentro la città, perimetrato dai frammenti sopravvissuti alla distruzione, tra cui alcuni tratti del muro originale del ghetto. Le tracce e i frammenti, ricollocandoli nella città attuale, possono essere ricostruiti come palinsesto narrativo che interpreta il passato attraverso l’assenza generata dal vuoto rimasto. Il fine è quello di realizzare un museo del ghetto come occasione di rigenerazione di un’area per una sua restituzione a fini di uso collettivo e memorialistico. Il fulcro del progetto sarà l’archivio Ringelblum, che conserva le testimonianze raccolte durante gli anni del ghetto sulla vita e sullo sterminio ebraico, all’epoca contenuto in tre latte e oggi conservato nello Zydowski institut historicny, ma in sostanza inaccessibile.
Il fruitore potrà accedervi attraverso un percorso che si realizzerà mediante la rilettura dei frammenti persistenti al di sotto della città. L’archivio sarà collocato all’interno delle cantine ancora presenti in forma di rovina dentro il grande vuoto urbano. Il materiale verrà esposto per mezzo di 18 colonne vetrate che assumono responsabilità narrativa e valore di monumento funebre: la reinterpretazione della funzione storica dei silos verticali, anticamente utilizzati per la conservazione della birra, si tradurrà nella concretizzazione del concetto di “colonne della Memoria”. Il risultato sarà la realizzazione di 2 sale contenenti una “foresta” di colonne dalle quali si irradieranno fasci di luce ad illuminare il materiale esposto. L’intervento interno si prefigge di creare un’esperienza attiva con la rovina, acquisendo anche la funzione di dispositivo disvelatore dell’opera architettonica. I documenti diventeranno testimonianza attraverso la loro collocazione, ma soprattutto tramite la fruizione da parte dei visitatori che diverranno a loro volta testimoni della memoria. Gli spazi esterni saranno coinvolti mediante un rimodellamento del terreno per riportare in luce le campate voltate in mattoni che costituivano il basamento dell’industria, implementandolo con spazi da adibire a centro ricerche, auditorium, teatro e biblioteca. Il progetto stabilisce una riconnessione tra i frammenti del presente e del passato di Varsavia. Un museo della città e non un museo nella città.