Il progetto nasce dalla profonda volontà di affrontare, attraverso l’architettura e il paesaggio, una problematica ad alto impatto sociale e ambientale.
In Amazzonia le miniere illegali aurifere hanno raggiunto dimensioni spaventose, con guadagni che superano quelli del narcotraffico e con impatti estremamente negativi sull’ambiente e sulle persone. L’estrazione avviene in modo artigianale e informale provocando la contaminazione e distruzione della foresta, una tra le più ricche al mondo di biodiversità.
Il fenomeno rappresenta perciò non solo un problema ambientale ma un complesso sistema antropico, che deve essere considerato per attuare un recupero multidirezionale.
Il progetto prende forma lungo un tratto della Carretera Interoceanica Sur, nella regione di Madre de Dios in Perù, asse principale di collegamento e alimentazione del sistema di miniere d’oro della zona che ogni giorno distruggono dai 5 ai 10 ettari di foresta pluviale protetta. La sfida progettuale diviene dunque quella di proporre un sistema capace di mitigare, attraverso l'organizzazione territoriale e il disegno di spazi architettonici e non, la crescita delle miniere illegali. La complessitá e multidisciplinaritá del tema è stata affrontata attraverso studi teorici, sopralluoghi con esperti locali e lunghi periodi di soggiorno nelle zone piú critiche della regione. Tre sono le scale di approfondimento sviluppate: -XL_Territoriale: per individuare gli ambiti di recupero; -L_Urbano-Paesaggistica: approfondimento di un ambito insediativo e di riqualificazione paesaggistica che individua e integra gli spazi dell'uomo e gli spazi della natura; -M_Architettonica: disegno di strumento attivo di recupero e trasformazione.
Il centro di produzione del cacao, scelto come elemento di approfondimento architettonico, nasce dalle iniziative locali, e si propone come centro di formazione, raccolta, produzione e vendita di un cacao di alta qualità, seguendo le fasi produttive dalla materia prima fino al prodotto finale. Il centro di produzione del cacao risponde alle esigenze del fruitore, divenendo un edificio ibrido, in cui gli spazi della collettività si relazionano a quelli della produzione attraverso uno spazio connettivo fluido, semiaperto e pubblico. Si definisce una precisa gerarchia tra elementi chiusi per usi specializzati e luoghi dello stare, mai completamente definiti, in cui lo spazio architettonico diventa leggero e dinamico attraverso l'uso del bambù e di un sistema flessibile di pannelli in fibre vegetali, simbolo di appartenenza della collettività. L’edificio smette di essere un puro background architettonico ma diviene uno strumento potente, creando uno spazio di contatto tra l'insediamento e il nuovo paesaggio umido rigenerato. Tema progettuale principale é la copertura per la quale si è disegnato un sistema di imbuti architettonici, che diventano simbolo di recupero e contemporaneamente landmark dell’insediamento che trova in esso il proprio fulcro. L’imbuto permette non solo il riciclo parziale delle acque piovane, per diminuire l’impronta idrica del cacao, ma garantisce un sistema di ventilazione incrociata per un adeguato confort-termico.