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Eastleigh – Residenza e commercio nell’hub somala di Nairobi

ATA2020

Tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90, centinaia di migliaia di persone hanno lasciato la Somalia a causa della situazione politica instabile e una porzione significativa di loro si è spostata verso Eastleigh, portando grandi cambiamenti demografici ed economici, trasformando la Little Mogadishu di Nairobi in un hub commerciale islamica che attira acquirenti e investitori da tutto il mondo. Il sovraffollato quartiere ospita circa 200.000 abitanti e pullula di piccoli negozi, centri commerciali e mercati informali ai margini delle strade. E’ uno degli spazi urbani più dinamici del mondo e offre un nuovo punto di vista su come migrazione e mobilità stanno plasmando e trasformando il mondo del ventunesimo secolo.


I somali hanno riadattato l’area ai propri bisogni, alterando il paesaggio urbano: le originarie abitazioni ad un piano sono state sostituite da centri commerciali e palazzi residenziali, occupando tutta la superficie disponibile a discapito dello spazio pubblico. Tutte le attività di vendita, sia formale che informale, si trovano a ridosso delle strade, con un'altissima concentrazione in corrispondenza dell'asse viario principale, la First Avenue, che taglia in due il quartiere e lo collega al resto della città. Traffico automobilistico, mercati e pedoni si mescolano e si scontrano creando ingorghi e mettendo a rischio l'incolumità degli abitanti. Per questa porzione di città, un'ipotesi di riassetto consiste nel rendere accessibili le ampie coperture piane dei centri commerciali, trasformandole in piazze pubbliche sopraelevate. Tali spazi andranno a completare il microcosmo di questi edifici che costituiscono delle vere e proprie città nella città con i loro negozi, bar, ristoranti, banche, agenzie di viaggi, moschee ed altro. Lo studio è stato approfondito su 'Amal Shopping Plaza' che può essere considerato come l'emblema del centro commerciale somalo: fondato nel 2002 da un gruppo di rifugiati, apre ufficialmente le porte nel giugno del 2004. Ad oggi, il gruppo si espande ben oltre i confini del Kenya, potendo vantare sedi nella stessa Somalia fino a Johannesburg in Sudafrica.


La progettazione, tuttavia, è rivolta soprattutto a risolvere la questione residenziale, in un quartiere sovraffollato, dove lo sviluppo urbano non pianificato ha causato una forte carenza di infrastrutture e servizi. L' abitare e il commercio sono due aspetti inscindibili nella quotidianità di un somalo a Nairobi. Per questo, i relativi spazi ed ambienti, sono stati collocati all'interno dello stesso complesso edilizio. Il punto di partenza della riqualificazione sono le cosiddette 'case asiatiche', chiamate così per via dei loro originari inquilini. Tali abitazioni sono solitamente sviluppate su un solo piano e spesso ampliate con estensioni informali. Il progetto prevede la conservazione di tali fabbricati, completandoli con sopraelevazioni strutturalmente indipendenti rispetto all'esistente. I mercati informali sono sostituiti da box di vendita in rapporto diretto con la strada, e in relazione formale e funzionale con le abitazioni stesse. I materiali utilizzati sono tutti reperibili localmente. Le nuove costruzioni saranno prevalentemente realizzate in legno e pietra di Nairobi, messi in opera sfruttando tecniche tradizionali locali. Particolare attenzione è stata rivolta alla raccolta e al riuso dell'acqua piovana, che cade abbondante durante la stagione delle piogge. Le ampie coperture proteggono gli spazi abitati e convogliano l'acqua verso punti di raccolta dove converge con quella collezionata dal sistema di 'Rain Tiles'.



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Antonella Patetta

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