Partendo dalla grande crisi dei rifiuti romana ed, avendo assodato la carenza impiantistica capitolina in tal senso, nasce EcoDisistrict Parck: un progetto che, muovendosi tra la città consolidata e la grande caserma Salvo d’Acquisto, restituisce un’area abbandonata alla città riammagliando due realtà e facendo della moltiplicazione della quota zero, delle linee visuali e dalla fluidità i sui punti di forza. Il progetto si pone l’obbiettivo di dotare la città di una infrastruttura necessaria, educare la cittadinanza sul tema e combattere il Pm10 attraverso essenze specifiche e materiali innovativi, riportando la complessa tematica dei rifiuti sotto lo sguardo vigile ed attendo della cittadinanza risolvendo in modo sinergico varie criticità
Eco District park sviluppa l'impostazione proposta nella precedente giunta capitolina che prevedeva la creazione di veri e propri Distretti ( con un ritorno econimico di 120milioni di euro/anno ) come grandi parti nella città per affrontare il tema del rifiuto (e non soltanto con punti di raccolta di materiale differenziato in piccole Isole ecologiche). Il secondo punto di applicazione del progetto, è l'individuazione di un settore urbano e di una area specifica in cui tale Eco Distretto può avere posto. Si tratta di una striscia di terreno di una decina di ettari tra le pendici della collina Fleming ad ovest e l'area di Tor di Quinto e il Tevere ad est. Questo settore - una autentica scoperta della tesi - ha una destinazione compatibile con le previsioni di Piano regolatore - e ha inoltre la particolarità di essere in prossimità della Stazione ferroviaria di Vigna Clara. Il progetto ipotizza di conseguenza un intervento a più strati. Nel sottosuolo si progetta una percorso ferroviario che, formando un loop connesso all’anello ferroviario della capitale, porta i materiali di riciclo sempre su ferro ad una serie di fabbriche sotterranee. Ciascuna fabbrica è dedicata ad un diverso materiale (vetro, plastica, metalli, carta e raee) e connessa ad un rispettivo padiglione emerso.
Ai livelli superiori, in una serie di terrazzamenti successivi, si aprono spazi pavimentati e verdi che costituiscono il parco vero e proprio. L’intero progetto dell’Eco distretto permette in sintesi di fornire una concreta risposta alla difficile necessità di ubicazione di impianti per il trattemento dei rifiuti riportando la tematica sotto l’occhio vigile della cittadinanza al fine di favorire l’educazione e il controllo di quest’ultima. Dal punto di vista dello svlilippo progettuale, la morfologia del parco è stato creata attraverso tecniche diagrammatiche che utilizzano e trasformano le pressioni dell'ambiente circostante in un insieme di giaciture integralmente tridimensionali e progettate con attenzione in tutto lo sviluppo del progetto. Infine i linguaggi e i materiali del progetto cercano un non automatico adeguamento a soluzioni internazionali, ma cercano una strada autonoma ed originale. L’insieme del progetto sfrutta la chiave naturalistica come una vera propria infrastruttura così da fornire un limite tanto forte quanto trasparente, trasmettere sicurezza e al tempo stesso garantire la limpidita e il controllo della cittadinanza sulle operazioni svolte: si blocca cosi il problema psicologico legato ai rifiuti che vede ampia attuazione nel fenomento “Not in my back yard”.