L’area di intervento è la collina del Licabetto, situata al centro della città di Atene, il più grande ed il più alto elemento naturale all’interno del denso tessuto urbano. Dopo un’analisi percettiva del Licabetto si è riscontrato quantoil luogo abbia un carattere di evasione. Con Empirìa si è voluto valorizzare proprio questo aspetto. L’idea di base del progetto è fornire un’esperienza sempre diversa al proprio utente. Per fare ciò si è sviluppato un sistema a livelli, che prende le sue direttrici e le sue forme dal contesto circostante e dalla geometria pura, il quale attraversa la collina in una continua relazione di interno ed esterno, modulata attraverso lo spessore dei muri e la scomposizione volumetrica.
Per mantenere la relazione territoriale quale luogo di evasione della collina con l'abitato, si è scelta la strategia dello scavo, in quanto ciò ha permesso di creare un punto di accesso ed un collegamento con la città, lasciando intatta l'immagine di irraggiungibilità che caratterizza il Licabetto. Il percorso, da pura funzione, si trasforma in spazio in cui fare esperienza di luoghi differenti, dando la possibilità di vivere l'azione del percorrere come un momento in cui rallentare. Esso si dilata in stanze geometriche lavorate in sezione proponendo il gioco degli opposti. In queste stanze diaframma, a livello programmatico, viene ospitato un percorso museale. Lo spazio conclusivo, ampio, a sezione semisferica, oltre ad essere una voluta citazione dell'architetto Aurelio Galfetti, si pone come spazio pubblico a conclusione di un discorso architettonico. L'accesso ipogeo vuole essere architettura prima di essere una mera funzione ed esperienza prima di essere episodio di un momento. Con lo scavo nella collina si dà la possibilità di vivere la stessa da dentro, conoscerla da un punto di vista differente prima di raggiungere uno spazio pubblico esterno, corrispondente per posizione e forma a quello sottostante, da cui è possibile ammirare l'Acropoli grazie alla parità di altezza a cui si trova il belvedere.
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