Il tema della ricerca riguarda l’archeologia urbana e le problematiche connesse alla conservazione e protezione delle preesistenze che condannano la rovina all’isolamento. L’atteggiamento progettuale indaga due aspetti: la rovina come bene da salvaguardare e come frammento architettonico da interpretare, analizzabile attraverso la metodologia propria del progetto di restauro. La ricerca ritrova un senso prima nell’indagine del fatto urbano e poi nello studio del singolo frammento, esamina il carattere della rovina che nel processo metamorfico conserva le capacità di resistere, di adattarsi, cambiare funzione e senso. La rovina testimonia l’azione del tempo ma l’essenzialità e l’astrazione formale ne rappresentano la modernità.
Il contesto riguarda la città di Catania, l’evoluzione e l’analisi storica, le trasformazioni che hanno portato alla stratificazione urbana del complesso sistema architettonico del Teatro greco romano e dell’Odèon attraverso la continua addizione e sottrazione di elementi che ha generato una serie di relazioni e problematiche su diversi livelli che lo studio analizza e indaga con finalità progettuali. L’area del Teatro greco romano e dell’Odèon di Catania occupa un vasto isolato del centro storico, compreso tra le vie Teatro Greco e Vittorio Emanuele, rispettivamente a nord e a sud. Tutta l’area coincide con il salto di quota sulla quale si estese il primo stanziamento coloniale di Katanè e con l’effettiva area del centro urbano. Il sito cela nella struttura le potenzialità per costruire città, valore già verificato nell’adattamento in quartiere fino ai primi anni ‘50, divenendo contenitore di abitazioni e strade, come via Grotte, unico ed antico accesso al quartiere da via Vittorio Emanuele, ancora permanente. Il colle è attraversato da una falda acquifera, il fiume Amenano che ancora oggi alimenta una pittoresca polla d’acqua che affiora nell’orchestra del teatro. Il complesso archeologico detiene una posizione centrale, all'interno del percorso turistico, rispetto gli altri monumenti della città: il Duomo, chiesa badia di Sant’Agata, il Castello Ursino, le terme Achilliane, l’Anfiteatro romano in Piazza Stesicoro, le terme della Rotonda e il Monastero dei Benedettini
L’obiettivo della ricerca consiste nel definire un progetto di conservazione, di valorizzazione e d’integrazione dell’area archeologica, oggi emarginata dalla città contemporanea. Il restauro rappresenta una nuova ed originale fase della vita della rovina, in cui anche il nuovo innesto progettuale assume un ruolo fondamentale, sia per l’interpretazione dell’esistente che per la sua riconfigurazione come unità architettonica. La permeabilità dell’area archeologica e l’adattamento alla nuova funzione museale restituiscono il ruolo urbano del teatro come edificio pubblico. Il progetto affronta anche la risoluzione delle problematiche che derivano dalla difficile relazione tra la funzione teatrale e museale. Un intervento realistico dove la materialità e la misura costituiscono i valori riconoscibili di un progetto che dialoga con la preesistenza, preoccupandosi di rimanere fedele al significato dell’oggetto architettonico. Gli interventi: (a) la rimodulazione degli accessi per garantire l’integrazione urbana e la permeabilità; (b) la definizione dello sfondo scenico tramite la reinterpretazione dell’unità architettonica formale e la realizzazione di un padiglione che contiene l’ingresso ed uno spazio espositivo al primo piano; (c) il restauro del Teatro e dell'Odèon attraverso la definizione di una traccia operativa per la conservazione; (d) la rimozione del recinto archeologico e la protezione del sito; (e) la pavimentazione e il raccordo tra l’area archeologica e quella urban