Il progetto, sito nella città di Valencia, più precisamente nel quartiere del Carmen, si propone come obiettivo quello di colmare l’attuale frammentazione urbana all’interno dell’area, attraverso un intervento integrato di rammendo urbano e progetazione architettonica.
Attualmente il quartiere, soffre di un grave problema di abbandono. Molti edifici storici, infatti, sono stati demoliti nell’ultimo secolo e l’espansione sembra aver favorito le nuove frontiere urbane piuttosto che questa parte di centro storico, lasiando il quartiere in uno stato più degradato rispetto ad altre aree della città vecchia. Questa condizione viene evidenziata dai vuoti urbani presenti al suo interno, che attaluamente appaiono come culla di degrado e fatiscenza.
L’intervento si articola secondo un disegno complessivo che agisce sia sulla scala urbana, attraverso la pedonalizzazione stradale, lo spazio pubblico, l’inserimento del verde e degli spazi ludici, ma anche su una scala architettonica, attraverso la realizzazione di una scuola di arti sceniche. A seguito di un’indagine sociale, infatti, il quartiere e la sua popolazione mostrano specifiche esigenze, più nel particolare esplicitate da un maggior numero di aree verdi, spazi pubblici e di incontro, luoghi di svago e di relax, ma anche spazi culturali ove poter coltivare le proprie passioni attraverso attività artistiche. Diverse associazioni già si muovono su questo fronte, caratterizzando il quartiere per la sua dinamicità e il suo spirito intraprendente. Pertanto il progetto prova a venir incontro alla necessità stesse della popolazione agendo parallelamente su due fronti: lo spazio pubblico e lo spazio architettonico, trovando nell’uno la diretta complementarietà dell’altro. L’idea della scuola di arti sceniche, si basa sul concetto della diffusione e della distribuzione, andando, appunto, a distribuire all’interno del contesto, le sue aule, i suoi uffici, la bibioteca e l’auditorium, ponendosi come la soluzione più efficace per una rinascita complessiva per l’intero quartiere.
Gli edifici (sei in totale), essendo distribuiti su un tessuto già consolidato e ben definito, sviluppano ciascuno una propria forma e quindi una propria funzione all’interno del vuoto preso in considerazione. In particolare, sono stati realizzati: l’ufficio della docenza, gli uffici della segreteria, l’auditorium, la caffetteria, i locali didattici e la biblioteca. Tenendo conto della presistenza, gli interventi sono stati realizzati con una struttura portante in acciaio, mantenuto a vista nei pilastri e nei cassettoni dei solai, cromato da vernici protettive nere. Il rivestimeto a doppia facciata costituito dalle vetrate e i pannelli in corten microforato conferiscono un suggestivo dialogo con le facciate preesistenti, grazie anche alla modulazione dei pannelli, che riescono con la loro geometria a relazionarsi con le aperture degli edifici adiacenti. L’idea di conferire alle strutture un carattere grezzo attraverso l’acciaio a vista e l’utilizzo del corten microforato in facciata è sembrata la più opportuna, riuscendo in tal maniera a realizzare un dialogo profondo con le preesistenze, in diretta continuità con gli edifici adiacenti. Il progetto vuole mettere in evidenza come il risultato complessivo è più forte della mera somma delle singole parti e come piccole e, all’apparenza distanti, unità possano contribuire complessivamente per un risultato più grande.