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GNUF CORS DORMISCH. Riqualificazione dell’archeologia industriale, “Ex birrificio Dormisch”, attraverso i principi del Temporary Reuse.

ATA2019

“Gnuf cors, Dormisch” è un lavoro di tesi che propone la riqualifica dell’archeologia industriale Dormisch, ormai da venti anni al centro di un vivo dibattito tra i diversi esponenti coinvolti: proprietà, comune e cittadini. Il titolo in lingua friulana traccia la via per la riappropriazione da parte degli udinesi di uno spazio, un tempo industriale e profondamente radicato a livello sociale e territoriale con il capoluogo friulano, ormai da troppo tempo in uno stato di congelamento.
L’area dell’ex Dormisch si trova in un punto strategico, laddove un tempo sorgeva la quinta cinta muraria della città storica ed a diretto contatto con il Centro studi, è potenzialmente l’elemento di congiunzione tra i differenti tessuti urbani.


“…ascoltare i silenzi di edifici in attesa di idee e coraggio. Luoghi che non chiedono di rimanere uguali a loro stessi, ma che sono pronti a trasformarsi adeguandosi a nuove funzioni.” Alberto Amoretti TEMPORARY REUSE, è un programma di ricerca-azione che promuove progetti che utilizzano il patrimonio edilizio esistente e gli spazi aperti vuoti, in abbandono o sottoutilizzati di proprietà pubblica o privata per riattivarli con progetti legati al mondo della cultura e associazionismo, allo stat-up dell’artigianato e piccola impresa, dell’accoglienza temporanea per studenti e turismo low cost, con contratti a uso temporaneo a canone calmierato. Edifici, aree urbane e spazi aperti sono soggetti a cicli di alto e basso utilizzo, nel corso dei quali vi sono dei momenti di transizione, di incertezza e di immobilismo. Crisi economiche, instabilità del mercato finanziario, deindustrializzazione, cambiamenti politici, portano spesso al collasso delle vecchie destinazioni d’uso e, quando ancora non vi sono nuovi programmi e progetti di riuso, si verifica un gap temporale. In questo tempo di mezzo tra vecchia e nuova destinazione d’uso, è possibile sperimentare attività e progetti temporanei, che possano offrire nuovi scenari di rigenerazione urbana. "Gli spazi vuoti possono essere intesi come riserve urbane per la sperimentazione dei sogni colletivi". Isabella Inti

Il posizionamento dei complessi industriali in prossimità di grosse arterie stradali, reti ferroviarie o di corsi d’acqua, rappresentava un vantaggio quando queste erano in attività, ora spesso rappresentano un impedimento, un taglio, una disfunzione, un problema per il recupero di queste aree. Situate in aree centrali del tessuto urbano ma emarginate a causa dei confini naturali ed artificiali. Sono dentro, e fuori, contemporaneamente. Si rende necessaria, in questi casi, un incremento dei collegamenti interno-esterno, un configurazione chiara degli accessi, il tutto per invitare le persone a vivere luoghi di cui non è dimenticata la memoria. È importante ricucire queste aree dismesse dislocate nei centri urbani con il tessuto cittadino. Lo sviluppo progressivo delle aree industriali unito alle diverse funzioni degli spazi, ha contribuito a creare architetture di difficile lettura a primo impatto, un’azione di semplificazione dei collegamenti interni si rende indispensabile per usufruire in maniera efficace questi luoghi. Questa orditura di assi principali connette e struttura ambiti diversi, “galleggiando” all’interno di un tessuto edilizio esistente di disegno a volte disordinato e incoerente.



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