Il panorama architettonico capitolino “soffre” sin dal secondo dopoguerra di celeri ed improvvisi cambiamenti. La Legge 167/62 (PEEP) ha radicalmente sovvertito l’ “ecosistema” romano con la creazione di opere in forte contrasto con l’ambiente circostante, note anche come “ecomostri”. Le amministrazioni comunali hanno progressivamente abbandonato le periferie, decidendo di investire capitali molto più contenuti in altro, determinando così un profondo decadimento delle stesse vista una manutenzione pressoché assente. Conseguenza di ciò è stata la creazione di realtà in forte stato di degrado architettonico e sociale. Il piano di zona di Vigne Nuove (periferia nord-est) è un esempio emblematico di queste realtà della periferia romana.
L'obiettivo dello studio di tesi è quello di cambiare radicalmente questa realtà, trasformando il progetto esistente in una nuova architettura , più adatta alle esigenze odierne: il benessere dei suoi abitanti, la loro qualità di vita ed allo stesso tempo affrontare la grande questione ambientale di questo secolo, con un’attenzione particolare all’abbattimento delle emissioni di CO2. Il concept progettuale nasce dalla volontà di creare una mixitè funzionale, sociale e generazionale che possa trasformare questo enorme complesso in un nuovo landmark di quartiere. Il progetto agisce sull’intero piano di zona, creando nuovi spazi di incontro e scambio per le persone, nuovi percorsi ciclabili, dispositivi tecnologici ed un ridisegno del verde con specie vegetazionali con alta capacità di assorbimento della CO2. La presenza di grandi spazi pilotis destinati a parcheggi per le auto e a spazi distributivi orizzontali completamente vacanti, disorientanti e poco accessibili, ha scaturito la volontà di intervenire su di essi trasformando e riorganizzando tali spazi per dare nuove possibilità agli abitanti del complesso e del quartiere intorno. La pianta del piano tipo mostra le diverse soluzioni di taglio abitativo in linea con la domanda attuale, ben diversa da quella del progetto originale.
Gli appartamenti sono caratterizzati da una spiccata flessibilità data dalla presenza sia di pareti mobili che di dispositivi bioclimatici che sono stati aggiunti in facciata: serre e buffer space comportano un aumento del benessere termoigrometrico degli appartamenti e permettono agli abitanti di godere di maggiore spazio sia in estate che in inverno. Gli ultimi due piani ospitano dei co-housing dove uno spazio comune nel piano inferiore permette alle persone di interagire tra loro mentre spazi privati al livello superiore rispondono ad esigenze diverse così da aprire questa soluzione abitativa a persone di età differenti. Le coperture ospitano spazi polivalenti comuni per l’intera scala di appartenenza con servizi di lavanderia al loro interno che si alternano a “tetti giardino” che portano uno spazio di aggregazione anche sulle coperture. Tramite l’applicazione di smart grids, una progettazione urbanistica, architettonica, tecnologica, ambientale minuziosa ed attenta, il risultato dimostra che le emissioni di CO2, grazie ad una applicazione olistica della progettazione, sono state abbattute del 76%.