Il progetto mira alla riattivazione di un’area di grande dimensioni in provincia di Venezia, caratterizzata dalla presenza di volumi architettonici dimenticati e di un suolo contaminato da metalli pesanti e ceneri di pirite. La presenza di inquinanti nel terreno è purtroppo un problema che desta sempre più allarme in Europa e nel resto del mondo, basti pensare che solo nell’Europa occidentale sono stati individuati più di 300.000 siti potenzialmente contaminati (European Environment Agency), che non solo contribuiscono al rischio per la salute di milioni di persone ma anche all’aumento dell’erosione e della desertificazione del suolo, così come della contaminazione dell’acqua e del consumo di suolo, risorse preziose per il nostro pianeta.
Nel caso preso in esame nella tesi, l'intervento viene declinato su diversi fronti: urbano, ambientale, architettonico. Il ripristino ambientale viene attuato attraverso il metodo di una bio-bonifica con l'utilizzo di piante iperaccumulatrici (ne esistono circa 400) che, sfruttando i processi metabolici stessi, riescono ad estrarre il contaminante e degradarlo, durante un certo periodo di tempo. Ne sono degli esempi la specie del girasole comune, della colza, della senape indiana, del salice, dell' ontano nero, del frassino e molti altri. Per la piantumazione di queste specie si è fatto riferimento ad un layout composto da assi e griglie che vanno a definire le nuove sequenze urbane e paesaggistiche, nonché un sistema idraulico interrato che, in combinazione con i rain gardens, ripulisce le acque inquinate raccolte. Il lavoro sul layout è importante per la nuova configurazione dell'area, così come per la volontà di mantenere l'identità storica del luogo, che sta a cuore alla comunità. Creare continuità fisica e visiva tra la parti di progetto permette non solo di valorizzare gli elementi qualificanti del paesaggio ma anche di ricucire la zona alla storica configurazione urbana, che denuncia i principi insediativi di una città sviluppatasi lungo un fiume.
Limiti importanti nell'area di intervento come la presenza di rive 'dure' fortemente costruite e corridoi viari ad alta percorrenza vengono quindi riconfigurati diventando parte integrante di unico grande progetto, che valorizza gli spazi comuni, il rapporto con l'acqua, l'utilizzo dei materiali e la connessione alla città. Proprio per la stessa natura del progetto paesaggistico, che prevede il completo risanamento del suolo nel giro di una decina d'anni, il progetto si compone di un ragionamento al tempo 'iniziale' e di uno al tempo 'finale', in cui, potendo agire maggiormente sul terreno, alcuni materiali naturali vengono sostituiti a favore dei minerali/artificiali per la creazione di maggiori aree per la comunità. Sui volumi, invece, si interviene sulla linea dell' alleggerimento delle facciate, creando alcune aperture verso il nuovo contesto. Le nuovi funzioni, laddove un tempo insistevano magazzini di fertilizzanti, officine per macchine agricole, sedi di associazioni, saranno a favore del rapporto giovane-anziano: spazi di coworking e polifunzionali, ristoro e atelier ai piani terra, unità residenziali indipendenti ai piani superiori. Si propone quindi un intervento a basso costo e autoregolatore, eliminando il problema del rischio sanitario, delle isole di calore urbano e dell'infiltrazione, fertilizzando il suolo e creando biomassa utile come fonte energetica rinnovabile, promuovendo turismo e sviluppo sostenibili e un forte senso di appropriazione nei cittadini.