La tesi affronta il tema della dismissione di un ambiente dedicato al lavoro. Fenomeni di degrado e abbandono ormai insidiano molte città e l’industria in particolare ha costituito nel tempo un paesaggio di rovine e scarti su cui il progetto è chiamato a confrontarsi. Le forme attuali di dismissione sono espressione di processi complessi che vedono trasformati gli usi, i valori e le memorie di questi spazi che precedentemente erano dedicati al lavoro e alla produzione.
Il progetto si propone di riaprire l’asse Nord-Sud, restituendo l’intero manufatto alla città, non più come un unicum chiuso in se stesso ma nell’autonomia delle singole parti. Gli spazi individuati sono stati così ricondotti a forme storicamente consolidate e cioè: lo spazio Basilicale, lo spazio dell’Aula, lo spazio Ipostilo e lo spazio della Domus. Il riconoscimento delle parti è stato funzionale all’approfondimento dello studio di ciascun ambiente, il che ha permesso di scomporre ogni spazio e di individuare le campate strutturali che li costituiscono. Partendo dalla pianta dello stato di fatto, è stato possibile individuare i pilastri, dunque lo scheletro strutturale, che compone e sostiene la struttura intera. Tali pilastri definiscono una campata strutturale la cui aggregazione a sua volta definisce lo spazio intero nella sua complessità. La stecca centrale, tangente l’asse Nord-Sud, regge l’intero progetto e si caratterizza attraverso la dimensione di un modulo e mezzo, di cui quest’ultimo assolve alla funzione di spazio servente. Anche all’interno dello spazio della sala ipostila il mezzo modulo, con i suoi servizi, risulta definire un recinto naturale dell’ambiente rafforzandone l’autonomia. Nella parte centrale sono collocati quattro setti posizionati tra i pilastri che, senza mai toccarli, creano una galleria espositiva fruibile da ogni direzione. Gli spazi a Sud e ad Est della sala ipostila conquistano la propria autonomia grazie alle percorrenze che dividono