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MOVE IT!

WFH2020

Entriamo in un nuovo paradigma. La crisi sanitaria COVID-19 è la scintilla che ha innescato una serie di riflessioni volte a ripensare gli spazi domestici rispetto allo stile di vita contemporaneo. L’ipertecnologia si scontra con la mono funzionalità e la non resilienza delle nostre abitazioni e dei nostri spazi privati “tradizionali”. A questo si aggiunge la sedentarizzazione prolungata, imposta o meno, nei sempre più piccoli spazi domestici.
Le nuove libertà ed indipendenze lavorative si sono espanse, invadendo la sfera domestica.
Questa situazione ci obbliga a ripensare gli spazi interni che devono essere in grado allo stesso tempo di integrare le nuove necessità e di rimanere semplici e resilienti.


“Una camera da letto è una stanza in cui c'è un letto; una sala da pranzo è una stanza in cui c'è un tavolo e delle sedie (…); un soggiorno è una stanza in cui ci sono poltrone e un divano; una cucina è una stanza in cui vi è un fornello e un lavandino;(…); un ingresso è una stanza con almeno una porta che conduce all'esterno dell'appartamento; per inciso, puoi trovare un appendiabiti (…).” [Georges Perec, Specie di spazi, traduzione personale, Parigi, Galiléè 1974, p. 57] È necessario ripensare agli spazi domestici. Il concetto di “Smart Working”, inteso come lavoro da casa, si è concretizzato, specialmente in quest’ultimo periodo, nell’occupazione di spazi della sfera domestica per lo svolgimento del proprio lavoro. L’invasione di questi spazi ha modificato le abitudini e l’uso che ne si fa. L’idea alla base del progetto è quella di uscire dalla “staticità stereotipata” degli spazi tradizionali e creare un nuovo ambiente più aperto e ibrido. Azzerare i confini tra la camera da letto, la cucina, il soggiorno ed il nuovo spazio lavoro; permettere la contaminazione tra le diverse aree pur garantendo la privacy. Alla base c’è il movimento, la possibilità di ruotare quattro elementi uguali che limitano degli spazi. Non sono muri e non sono mobili. Il centro è lasciato libero. All'interno solo oggetti incorporati come la libreria, il tavolo, il letti, il lavello, etc.. Alcuni elementi hanno una duplice funzione.


“Metto un quadro su un muro. Poi dimentico che c’è un muro. Non so più che cosa c’è dietro il muro, non so più che c’è un muro, non so più che questo muro è un muro, non più che cos’è un muro. Non so più che nel mio appartamento ci sono dei muri, e che se non ci fossero muri, non ci sarebbe l’appartamento. Il muro non è più ciò che delimita e definisce il luogo in cui vivo, ciò che separa dagli altri luoghi in cui gli altri vivono, non è più che il supporto per il quadro.” [Georges Perec, Specie di spazi, traduzione di Roberta Delbono, Torino, Bollati Boringhieri 1989, p. 50] L’idea è quella di poter offrire uno spazio puro, neutro per ritrovarsi ed evadere Roberto e Giulia dalla realtà quotidiana. Adattare lo spazio in base alle necessità distaccandosi dall’inquinamento materialistico che li circonda. Il progetto spinge a dimenticare il significato del muro, diventando un mobile, un oggetto, uno spazio. L’appartamento diviene una moltitudine di spazi e funzioni che induce Roberto e Giulia a stimolarsi creativamente in base alle singole necessità. E allora, per non restare immobile… MOVE IT!



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JENA

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