Le scelte economiche e di sviluppo operate fino ad oggi hanno causato un cambiamento ambientale senza precedenti.
Quello che è stato fatto non può essere cancellato, ma quello sarà fatto d’ora in poi è responsabilità di tutti.
Siamo di fronte ad una crisi che mette in discussione la supremazia degli esseri umani sulla natura: dobbiamo studiare ed agire perché venga sintetizzato un nuovo paradigma culturale. Le conseguenze di una mancata attenzione per il territorio sono state messe in luce anche dai tragici incendi che hanno straziato l’Australia negli ultimi mesi del 2019 e continuano ad oggi. Il 2019 è stato anche l’anno in cui, per la prima volta, per un giorno in tutta l’Australia non è caduta una singola goccia di pioggia.
Il paesaggio di Perth, Western Australia, è dominato da prati e alberi esotici, in netta contrapposizione con il paesaggio nativo e il clima arido. L’estensione dell’area metropolitana della capitale rende questo fenomeno di colonialismo paesaggistico una minaccia alla biodivesità della Swan Coastal Plain e alla già inaffidabile disponibilità idrica del territorio. Il rapido aumento demografico e il cambiamento climatico mettono l’insediamento a rischio di desertificazione e Perth potrebbe diventare la prima capitale fantasma del ventunesimo secolo. Date queste premesse, è importante incentivare un cambiamento di estetica di paesaggio a partire dal centro direzionale dell’area metropolitana, ridisegnando il rapporto tra Perth Water e Perth City, arretrando in maniera strategica le infrastrutture costiere al fine di accogliere le maree e permettendo almeno parzialmente il ripristino del sistema paludoso e di secche di marea dell’epoca pre-coloniale. Il Waterfront della riva nord viene ridisegnato da un argine funzionale che protegge il centro direzionale e funziona da spartiacque tra il parco fruibile ai piedi della città e la battigia paludosa tagliata solo dal percorso ciclopedonale. Il disegno del parco include la piantumazione dell’isola di Heirisson, con funzione educativa e di ricreazione passiva, dove le maree e l’innalzamento sono accolte in maniera diffusa tramite un sistema di canali che richiamerà il sistema paludoso preesistente.
Infine, a completamento del ri-disegno di Perth Water, nell’area fortemente infrastrutturalizzata e semi inaccessibile di Mounts Bay, compaiono stralci di bushland e un parco botanico di fiori xerici australiani, sottolineando la bellezza di un paesaggio arido. In accordo con la vegetazione indigena di Kings Park, lo svincolo diventa un paesaggio nativo che caratterizza l’ingresso in città, con lo scopo di dare a Perth un’identità paesaggistica coerente. In questo progetto, le paludi e la vegetazione nativa dominano il paesaggio di Perth water e arricchiscono la città di un waterfront funzionale e educativo. Quello che mi sono prefissata di ottenere, e che spero di avere ottenuto, è l’inizio del disegno di una capitale che non neghi il paesaggio che la ospita. Per quanto lentamente, Perth sta già prendendo questa direzione, con politiche di sensibilizzazione sulla vegetazione nativa e sulla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale. Esistono programmi virtuosi e programmi che, ponendosi obbiettivi irrealizzabili, perpetrano atteggiamenti ambientalmente irresponsabili, che ormai conosciamo troppo bene. Paesi sviluppati come l’Australia Occidentale hanno la fortuna di avere i mezzi per opporsi drasticamente alla desertificazione ed è nel loro totale interesse agire in questo senso.