Poggioreale è un comune della provincia di Trapani, la cui storia è legata al sisma del 14 gennaio 1968 che colpì il Belice. Dopo il terremoto il centro fu abbandonato e ricostruito a qualche chilometro di distanza. Oggi Poggioreale è una città fantasma. Il progetto propone un intervento che rispetti l’identità del paese, salvaguardando l’impianto originario e preservando le tracce della memoria presenti. Sul patrimonio edilizio si interverrà con la pratica dell’autocostruzione mediante la tecnica costruttiva del platform-frame insieme al riutilizzo delle macerie. Allo stesso tempo, per rivitalizzare il luogo e creare un meccanismo di sostentamento per il recupero della città, si prevede un’attività produttiva basata sull’agricoltura bio.
Il percorso di tesi vuole valorizzare uno dei luoghi più suggestivi, affascinanti e ricchi di memoria di tutta la Sicilia. A cinquantanni dal sisma il vecchio centro sembra un’istantanea dell’attimo immediatamente successivo al terremoto: l’unica differenza è il silenzio assordante che domina il luogo e il senso di pace che lo circonda. L’idea di intervenire su questo sito è nata a seguito del terremoto che nel 2016 ha colpito il centro Italia, infatti, il progetto ha anche l’ambizione di proporre soluzioni nell'ambito della ricostruzione post sismica attraverso sistemi economici e rapidi. La prima fase del lavoro ha riguardato la mappatura del patrimonio edilizio che ha evidenziato lo stato di precarietà degli edifici dovuto all'incuria protratta negli anni e all'azione del tempo che ne ha modificato l’aspetto. Il recupero dei ruderi di Poggioreale parte dall'individuare tre tematismi: memoria, produzione e abitazione. Questi consentono di mappare l’intero centro attraverso delle opportune categorie di intervento, ognuna delle quali segue un preciso iter sulla base delle condizioni dello stato di fatto, il valore storico-artistico e sociale del manufatto. Così facendo si sviluppano dei prototipi che mostrano delle possibili soluzioni da adottare nel caso specifico. Gli esempi analizzati vogliono mostrare un ipotetico approccio sull'esistente declinato secondo le tre chiavi di lettura che caratterizzano il progetto.
L’idea proposta per gli edifici che rientrano nel tematismo della memoria è il recupero con interventi minimi che vedono l’innesto di nuovi elementi, qualora presenti parti mancanti o dirute, e di preesistenze incastonate nelle parti aggiunte. Rientra in questo ambito la proposta per la Chiesa Madre della quale oggi resta davvero poco. Si è pensato a un’estrusione in altezza dei muri perimetrali fino a inglobare il campanile, mentre l’interno verrà plasmato da una luce radente alle pareti che renderà l’ambiente intimo e spirituale. Il tematismo dell’abitazione interesserà invece la maggior parte dei fabbricati. L’intervento, insieme al recupero delle murature originarie in tufo, punta a ricostruire le volumetrie mancanti rispettando l’impianto originario degli edifici. Le aggiunte saranno distinguibili grazie all'impiego del legno, materiale da costruzione facile da gestire vista l’intenzione di avvalersi dei processi di autocostruzione. Pensare di recuperare un borgo però non è cosa semplice senza un motore che inneschi meccanismi virtuosi al suo interno. Da qui l’idea di accostare al recupero del costruito il tematismo della produzione con la filiera “Fichissima”, che valorizzerà il fico grazie alla commercializzazione di confetture, di fichi secchi e dello Squartucciato (dolce tipico poggiorealese). In questo caso, le scelte architettoniche e compositive riprendono quelle già individuate per gli edifici da destinare a residenza.