La ricerca si pone come obiettivo principale lo studio del Canal de Castilla per comprenderne l’evoluzione storica e il patrimonio industriale dismesso. Al fine di sviluppare una proposta progettuale a scala urbana (Darsena Medina de Rioseco), ma che si estenda anche a scala territoriale, paesaggistica nel corso dell’intero canale. Il lavoro si articola in indagini: storiche che possano contestualizzare il canale all’interno dell’evoluzione dei sistemi infrastrutturali della Spagna ‘700 ed a varie scale da quella paesaggistica per studiare come il canale possa aver influenzato la morfologia del territorio, a quella puramente architettonica entrando nel merito dei singoli tipi architettonici. Questi si sintetizzano in proposte progettuali.
Tutto il materiale estrapolato dalle analisi, dalle indagini e dai sopralluoghi effettuati nella prima fase, viene sintetizzato in due proposte progettuali, realizzate a diverse scale e fondate su principi progettuali differenti. Si individuano due tematiche su cui fondare i principi ideativi del progetto: da un lato vi è un approccio che si misura con la dimensione del paesaggio e dall’altro un approccio compositivo che sfiora i temi del riuso della archeologia industriale. L’attività del Canale ha plasmato il paesaggio Castillano per 150 anni, modificando la sua configurazione arida e secca e assumendo una configurazione nuova grazie all’apporto delle nascenti architetture industriali. Queste nuove architetture possiedono una scala propria che differisce dalla scala urbana, avvicinandosi a quella del paesaggio. Ecco come una cisterna, piuttosto che una fabbrica di farina o un silos può diventare un landmark, un segno tangibile nel paesaggio, che possa instaurare una relazione di tensione con l’elemento successivo o il precedente. In tal senso il canale possiede qualità latenti che possono essere rese tangibili mediante l’utilizzo di alcuni elementi peculiari: i mirador. E' il risultato di un’astrazione formale delle architetture preesistenti da cui ne assume la scala. Si configurano come torri di avvistamento molto alte e che presentano una pianta geometricamente elementare e costruita in modo tale che alla sua sommità si possa dominare il paesaggio a 360°. Essi si
posizionano sul territorio non in modo casuale, ma con la disposizione di una griglia ortogonale, nelle cui intersezioni si posizionano le preesistenze dei vari nuclei. Mentre il progetto di composizione si occupa della Darsena di Medina per il suo particolare e vasto patrimonio industriale dismesso, racchiuso in un’area apparentemente piccola per far rivivere un luogo a lungo abbandonato e nell’ottica di un’opportunità per la città e lo stesso canale. Il tema principale del progetto è da un lato il riutilizzo della darsena con il suo patrimonio industriale dismesso e dall’altro la realizzazione di architetture che possano con le prime rapportarsi in una corrispondenza reciproca. Attraverso la costruzione di una stoà si intende instaurare un rapporto osmotico con la città, esso assolve alla duplice funzione di costituire il limite di un recinto all’interno del quale sono racchiuse le funzioni vecchie e nuove della darsena e allo stesso tempo funge da elemento permeabile che possa connettere la città ai nuovi spazi. La stoà tiene insieme i nuovi volumi che si dispongono parallelamente ad essa e concepiti in funzione allo loro relazione con le preesistenze. Invece parallelamente alla darsena si attesta l’altro blocco di nuove costruzioni con un impianto planimetrico semplice e logico, replicano le dimensioni dell’adiacente fabbrica. Mentre sull’argine opposto si attestano gli ex magazzini restaurati Sull’estremo orientale dell’area si attesta il più piccolo degli interventi.