In Italia, come nelle altre città in cui i terremoti sono all’ordine del giorno, molta gente si vede sprovvista di un luogo in cui abitare e in cui vivere da un momento all’altro. Le città sono piene di opere provvisionali che i Vigili del Fuoco adottano tempestivamente facendo un lavoro per cui tutta l’umanità è grata, ma essendo presenti nella città per un periodo di tempo abbastanza lungo, fanno apparire i luoghi come “precari”, “incompleti” e “invivibili”. Il progetto di tesi verte sull’utilizzo delle opere provvisionali che oltre alla messa in sicurezza dell’edificio possano essere inglobate in architetture del tutto reversibili e di facile realizzazione così da poter continuare a vivere nella propria città.
La città presa in considerazione è Norcia, situata nel Centro Italia ed è una città che si è vista, insieme ad altre, protagonista del sisma avvenuto nell’Ottobre del 2016. Nella città sono venuti meno tutti i centri di natura spirituale e culturale. Il Complesso S. Francesco è situato nel centro storico della città e collega due piazze, la Piazza S. Benedetto e la Piazza S. Francesco ed è una struttura risalente al 1200; nasceva come centro monastico benedettino composto da un’aula liturgica e lo spazio dedicato al monastero. Con il sisma ha subito gravissimi danni in quanto la muratura, disgregandosi, ha danneggiato l’appoggio delle capriate causandone il collo. Attualmente la struttura è stata messa in sicurezza con le tradizionali Opere Provvisionali dei Vigili del fuoco e da quattro anni risulta essere inutilizzabile. Si è pensata una messa in sicurezza alternativa a quella proposta post sisma, il recupero e la rifunzionalizzazione della zona adibita ad auditorium attraverso una struttura in legno lamellare, opportunamente dimensionata e verificata che seguisse un Concept legato alla vita spirituale; in paticolar modo riferito alla “rinascita dopo la morte” (morte intesa come sofferenza) sia dal punto di vista architettonico, sia dal punto di vista funzionale. San Francesco ha dovuto fare un passaggio importante nella sua vita: è dovuto MORIRE dentro e spogliarsi dei suoi averi per passare alla vita nuova che l’avrebbe reso effettivamente felice.
Iconograficamente questo passaggio alla vita nuova è spesso rappresentato attraverso le bende che si aprono all’ingresso di una nuova vita. Architettonicamente ciò è rappresentato attraverso delle bende che rivestono internamente ed esternamente le ferite della struttura, queste sono aperte e simboleggiano l’apertura verso la vita nuova e quindi l’apertura alla luce. Le bende sono create attraverso uno schema strutturale di arco a tre cerniere poggiato su pilastri in legno. Anche l’uso del materiale è simbolico, è utilizzato il legno che nella filosofia aristotelica è strettamente legato alla questione della sostanza nella misura in cui sopporti un cambiamento di forma o una trasformazione e la trasparenza ottenuta con dei pannelli in policarbonato compatto rappresenta da un lato il dialogo con la memoria (frammenti e resti di affreschi) e dall’altro l’ingresso della luce. Le bende in legno hanno una funzione ben precisa anche esternamente perché fuoriuscendo dalla struttura divengono panchine per la popolazione in modo da poter riattivare il centro storico. Per l’utilizzo multiplo di questo spazio si è pensato di inserire dei pannelli mobili, dotati di superfici fonoassorbenti, che possano essere spostati all’interno dell’area per dividerla in più parti. Il progetto nasce con l’augurio che gli abitanti di Norcia e chi sente ancora la terra tremare sotto i piedi possa nutrire ancora una speranza di rinascita.