Le torri costiere, edificate sotto il Regno di Napoli, furono costruite per scoraggiare e prevenire i tentativi di incursioni dal mare da parte di pirati e barbareschi. Queste costituivano una vera e propria infrastruttura che si ramificava dalla costa fino ai centri abitati dell’entroterra; erano messe in connessione da un sistema di comunicazione visivo che prevedeva l’utilizzo di segnali luminosi di notte e di fumo per il giorno.
L’antica infrastruttura di difesa costiera è stata spesso oggetto di studi dal momento della sua edificazione ad oggi.
Negli anni, molti sono stati gli interventi di ristrutturazione e consolidamento sempre e solo focalizzati sul singolo edificio ma senza uno scopo scientifico, senza un contenuto forte e capace di generare interesse. Questo tipo di approccio ha contribuito a frammentare ulteriormente un sistema già di per sé lacerato, lasciando molte delle torri in uno stato di abbandono e degrado. Alla base di ciò vi è spesso una molteplicità di competenze, istituzioni, associazioni e privati talvolta incapaci di comunicare tra loro al fine di raggiungere un obiettivo comune. Finora è stato tralasciato il fatto che questi edifici facciano parte di un unico grande piano, di un’unica rete e, pertanto, non possono essere snaturati considerandoli singolarmente. L’intervento proposto in questo lavoro di tesi punta, invece, alla ri-funzionalizzazione dell’intera infrastruttura così com’era stata voluta dal Regno di Napoli, trasformandola da capillare sistema di avvistamento e difesa, a sistema diffuso d’incontro e di condivisione di informazioni, motore d’innovazione e chiave di rilettura dell’intero territorio. Nello specifico si riferisce ad una porzione costiera che si estende dal comune di Galatone (LE) al comune Manduria (TA); tale scelta è stata guidata dal fatto che in questo tratto è stata rilevata, sia una diversità a livello tipologico di questi edifici, ma anche una notevole varietà morfologica del territorio costiero.
La proposta per la riqualificazione del sistema di difesa costiero consta di due momenti d’azione. Una prima fase riguarda una scala architettonica, ovvero interventi puntuali sui fabbricati, sia di natura funzionale, con l’assegnazione di nuove destinazioni d’uso, che strutturale e materica, ove necessario. La seconda fase invece riguarda una su scala territoriale e prevede la definizione di un itinerario costiero attrezzato che, sfruttando le reti dei tratturi e le vecchie vie del sale, rimetta in connessione le torri, sia tra di esse che con il territorio circostante. In sintesi, la programmazione degli interventi di riqualificazione si compone di proposte riguardanti diverse tematiche con lo scopo di una rivalorizzazione, tanto dell’intera infrastruttura difensiva, quanto del territorio in cui essa si inserisce. Questo lavoro può essere considerato uno strumento che fornisce una metodologia di lettura e di intervento, una sorta di “progetto pilota” potrà essere applicato anche sul resto del territorio costiero in cui persistano le medesime problematiche e peculiarità. Un vademecum contenente tutti gli scenari possibili per ricucire l’antica infrastruttura difensiva, ad oggi profondamente lacerata e dimenticata.