Negli ultimi sette anni l’ecosistema salentino si è ritrovato minacciato da un insieme di processi che hanno dato luogo ad una crisi mascherata sotto il nome di Xylella Fastidiosa, batterio patogeno che affligge le piante di ulivo. Parola chiave di tale fenomeno è antiecologia, cioè l’insieme dei processi e dei sistemi che determinano la distruzione di una struttura naturale e che, nella provincia di Lecce, si è estesa dalle foreste di ulivi alla politica, con continui compromessi e rimandi di responsabilità che hanno alterato la realtà anche agli occhi dei cittadini. La società agricola è stata messa alle corde da eradicazioni e pesticidi, nonché dal sistema giudiziario che ha portato alla luce i lucrosi meccanismi alla base dell’epidemia.
Alle radici delle innumerevoli piantumazioni di ulivi si nasconde un terreno particolarmente pietroso. Per poter mettere a coltura i terreni è necessario dissodare il terreno del suo strato superficiale, solo dopo questa operazione è possibile far attecchire le colture. Le famose costruzioni in pietra della regione sono "naturalmente" il materiale frutto del dissodamento. La pietra è riutilizzata e con il dissodamento la produzione agricola diventa possibile. Tutt'altro è la sempre più massiccia attività estrattiva che si è trasformata in un'azione invasiva e deturpante per l'intero territorio provinciale, che è il primo nella intera regione Puglia per numero di aree estrattive dismesse. Caso emblematico è il Bacino estrattivo di Calcarenite di Cursi - Melpignano, maggiore polo estrattivo dismesso. Il territorio del salentino si ritrova così al centro di un'incessante guerra fra deturpazioni agricole da una parte e azione estrattiva incontrollata dall'altra. Rural Path vuole invertire questa tendenza, vuole riflettere a quegli equilibri che per secoli hanno tenuto assieme cave e agricoltura. Il cuore dell'intero progetto è una sostanziale cucitura fra i tratti principali dell'ecosistema locale. Si tratta di un'operazione che prende forma attraverso un network di tracciati che, nel riammagliare il Comparto estrattivo Nord Est del Bacino, riattiva l'innesto territoriale descritto dal sistema di cave su cui insistono, inoltre, spazi urbani e campi agricoli.
L'insieme dei percorsi rappresentano un vero e proprio diagramma, grazie al quale Rural Path si inserisce in ruoli diversi e interconnessi fra loro: Rural Path infatti è parco agricolo, dimensione tramite cui si valorizza il paesaggio locale a partire dall'imprinting rurale del sito; è infrastruttura sostenibile, dimensione possibile grazie ad un'attenta gerarchia dei flussi la quale, nel cercare di sostituirsi ai più convenzionali sistemi di collegamento, propone livelli di percorrenza sempre diversi, in grado di raccontare il luogo da molteplici punti di vista; è luogo della ricerca, laboratorio a cielo aperto finalizzato alla gestione dell'emergenza Xylella, all'interno del quale i percorsi costituiscono un sistema di lunghezze ottimizzato al fine di garantire una rapida ricognizione della salute ambientale del territorio. I medesimi enzimi alla base dell'infrastruttura parco muovono anche le singole opere che ne animano i tracciati. I diversi manufatti, nati come materializzazione tettonica dei principali nodi del sistema di percorsi, sono eco dell'insieme dei flussi che articolano il parco, carattere che si rilegge tanto negli impianti distributivi, quanto nel trattamento materico esterno: nastri di pietra, legno e intonaco bianco corrono lungo l'intero sviluppo degli alzati, traiettorie che riammagliano i copri al terreno e, per estensione, al contesto data la grande attenzione rivolta all'utilizzo dei materiali della tradizione locale.