Le trame agricole, le colline di Marignolle, il corridoio ecologico della Greve, i filamenti storici di Via Pisana e Via di Scandicci. E’ in tale contesto che emerge il relitto urbano dell’ex Caserma Lupi di Toscana, creando una cesura nel territorio.
Per il recupero del complesso l’amministrazione comunale ha bandito un concorso di idee, destinando l’area a social housing, a parco agricolo e orti sociali.
La tesi si lega così ai risultati del concorso, analizzando le soluzioni approvate dall’amministrazione e tentando di costruire una strategia per il progetto dei nuovi spazi.
Nasce così il nuovo Quartiere Lupi di Toscana, caratterizzato da modelli reiterabili di spazio pubblico, legato al progetto di casa sociale e ai temi dell’abitare
Nella definizione di uno spazio pubblico è fondamentale mettere al centro della progettazione dello stesso le persone e coniugare i diversi aspetti delle loro vite. Le persone, all’interno di uno spazio pubblico, hanno la necessità di trovare tutto ciò che è necessario a svolgere la vita quotidiana. Spazi sportivi adeguatamente attrezzati, con varietà rispetto alle tipologie di sport praticabili all’interno, servizi igienici capaci di offrire una dignità sociale, che si trasformino dall’essere luoghi di necessità a luoghi di passaggio, ma anche di sosta, di interazione e di scambio sociale. La base per costruire una società evoluta risiede nell’offerta culturale fornita ai cittadini: risulta indispensabile quindi erogare servizi scolastici e spazi studio, aperti anche 24h, provvisti di aree interne ed esterne capaci di generare socialità. Tutto ciò non può prescindere dal concetto di equità spaziale: rimozione delle barriere architettoniche, progettazione di percorsi idonei alle diverse disabilità, che siano esse motorie, sensoriali, intellettive e psichiche. Lo spazio pubblico è il legante tra gli spazi abitativi di un quartiere. Una città è ben progettata quando è capace di offrire diverse tipologie residenziali a seconda dell’utenza che ospita: residenze per studenti, social housing, case private ecc. A corredo di ciò devono essere garantiti dei servizi di quartiere adeguati e che permettano di ovviare al tema della frammentazione urbana.
Il social housing progettato si è basato, oltre che sulle imposizione dell'amministrazione, anche sui principi della sostenibilità. I piani sono serviti da un ballatoio il cui percorso attraversa l’edificio, talvolta internamente alla corte e talvolta esternamente. Questo perché la strada di accesso agli alloggi si pone sempre nelle porzioni dell’edificio che godono dell’esposizione più sfavorevole, così da dedicare quelle che godono di un’esposizione migliore agli ambienti delle abitazioni. A ciò si lega anche la scelta di prevedere un’ampia loggia per ogni unità abitativa, dedicata al concetto di “solar gain”, ovvero uno spazio che assolve, oltre che una funzione bioclimatica, anche un intermezzo tra vita privata all’interno della domus e quella esterna della civitas. Anche il recupero delle acque piovane risulta un tema cardine della progettazione del cluster. Le coperture inclinate permettono di convogliare i carichi piovani all’interno di sistemi di raccolta, così da utilizzarli per l’innaffiamento della vegetazione prevista negli spazi aperti. A questo discorso si lega l’inserimento di complessi vegetali all’interno della corte, alberature, spazi a prevalenza vegetale e verde tecnico sulle falde di copertura. Le porzioni di copertura che non prevedono il sistema di verde tecnico sono sfruttate per l’applicazione di pannelli fotovoltaici. Le strutture di elevazione dell'edificio sono state progettate in X-LAM, che permette rapidità e semplicità di montaggio.