L’Anfiteatro Romano di Spoleto rappresenta una sintesi perfetta del concetto di Substratum, quel livello della realtà che, nascosto da secoli di storia, oramai dato per perduto, si relaziona ancora oggi con quanto avviene in superficie. Attraverso secoli di trasformazioni e riutilizzi, la sua forma si è sedimentata all’interno dell’impianto urbano influenzando profondamente lo sviluppo dell’area in cui si trova. L’intervento è stato guidato dalla volontà di costruire una narrazione dell’edificio che trasmetta la complessità delle stratificazioni in maniera evocativa ma al tempo stesso permettere la “leggibilità” delle fasi storiche. Demolizioni ponderate ed interventi puntuali sono lo strumento impiegato per dare forma a questa sintesi.
Al di sotto del livello visibile e tangibile del tessuto urbano stratificato ve n’è sempre uno antico, difficilmente percebile ma potente perché non inerme e statico bensì attivo e dinamico. Possiede una forza generatrice che si esprime nel tempo attraverso quanto avviene, al di sopra del piano archeologico, nei materiali e nelle forme reimpiegate nelle costruzioni o nella nostra coscienza. È il Substrato, dal latino substratum, participio passato di sub-sternere, cioè stendere o porre sotto, e raccoglie l’eredità del luogo e di un’area culturale in ogni sua accezione, dalla filosofia alla linguistica, dalla geologia alla morfologia urbana. L’Anfiteatro Romano di Spoleto ne rappresenta una sintesi perfetta. Attraverso secoli di trasformazioni e riutilizzi, la sua forma si è sedimentata all’interno dell’impianto urbano influenzando profondamente lo sviluppo dell’area in cui si trova. Dapprima fortificazione e insula residenziale, in seguito monastero e luogo di culto per poi essere convertito in caserma, all’interno del perimetro ellittico definito dai ruderi che ancora oggi sono presenti nell’area è sorto, quasi spontaneamente, un paesaggio architettonico denso di qualità spaziale. Gli ambienti dell’ex Monastero del Palazzo, le Tre Chiese di San Gregorio e il contiguo Monastero della Stella giacciono oggi in uno stato di statico abbandono.
Il progetto insedia all’interno del Complesso un Conservatorio, una funzione altamente compatibile con Spoleto e la sua vocazione allo spettacolo. L’intervento è stato guidato dalla volontà di costruire una narrazione dell’edificio che possa trasmettere ai suoi fruitori la complessità delle stratificazioni in maniera evocativa ed incisiva ma al tempo stesso permettere la “leggibilità” delle fasi storiche. Demolizioni ponderate ed interventi puntuali sono lo strumento impiegato per dare forma a questa sintesi. La relazione tra l’architettura e la città, oggi cesura netta, è ristabilita attraverso la riaffermazione della presenza dell’Anfiteatro all’interno del contesto urbano. La definizione di un nuovo spazio pubblico, riverbero dell’impianto ellittico impresso nel luogo, insieme alla curvilinearità del fronte d’ingresso, concorrono a proiettare l’immagine dell’edificio verso la città.