Archistart

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THE RIFT

L’area presa sotto esame è la stazione di Anagnina, capolinea sud-orientale della prima tratta della linea A della metropolitana, entrata in servizio il 16 febbraio del 1980. È una stazione sotterranea terminale che possiede due binari serviti da due banchine non collegate tra loro. Al piano sovrastante vi sono le biglietterie e un gabbiotto per la polizia che sorveglia l’area.
Punti deboli:
• Zona degradata
• Mancanza di un punto di riferimento
• Zone di fulcro assenti
• Scarsa illuminazione
• Mercato abusivo
Vista l’enorme potenzialità e la vastità dell’area è stata presa in considerazione l’idea di riqualificarne gli spazi e di collocare quattro elementi con determinati usi in modo da renderli elementi chiave del progetto.


Si è stabilito di valorizzare la piazza, individuando dei punti focali (ingresso della stazione metropolitana, fermata dell’autobus e passaggi pedonali) e sono stati tracciati virtualmente dei fasci di rette a partire dai punti prescelti. Ripetendo l’operazione si è suddivisa l’area in tante piccole isole predisposte in: aree di riposo, spazi verdi, specchi d’acqua e aree adibite al mercato locale. È stato reso più accessibile il parcheggio. L’idea principale era di collocare un blocco monolitico (quasi un diamante grezzo) da dividere in quattro elementi. La ripartizione è avvenuta tramite due direttrici: una orizzontale e una verticale. Per alleggerire i quattro volumi, si è pensato a un blocco di pietra che venisse eroso da un fiume (rappresentato le due direttrici di riferimento). Ogni volume avrà una sua funzione: un bagno pubblico, un magazzino, un info-point e un bar/ristoro.


Ciascun “blocco” monolitico si caratterizza in maniera diversa, a seconda della dimensione e del suo volume. Tutti gli edifici sono caratterizzati da una struttura in acciaio e vetro dalla geometria triangolare che attraversa i due lati del volume. I riferimenti progettuali sono stati: la “Lanterna” di Fuksas (ovvero l’edificio restaurato dell’Ex Unione Militare) e il progetto del team WOHA (situato a Singapore); entrambi si affidano a una struttura semi-geodetica. La sensazione è che l’impianto si elevi verso l’alto, compiendo diverse deformazioni senza un preciso ordine come gli elementi in natura. Vetri triangolari tutti diversi uno dall’altro, per un totale di circa 200 nodi, creano un sistema unico in grado di gestire tutte le inclinazioni, grazie alla guarnizione a raggiera. La struttura è pre-bullonata e saldata in opera. Vicino alla vetrata si trova il pilastro in acciaio (ispirato alla Biblioteca Sendai di Toyo Ito), formato da 6 cilindri “leggermente” in torsione che contribuiscono ad alleggerire il carico sulla facciata retta da elementi appesi al solaio. I volumi presentano altri elementi tra cui: tre pilastri HE400/300 e travi con profilato IPE400/300. All’esterno del volume sulle pareti “piene” sono stati apportati dei tagli che riprendono l’idea della spezzata, ricreando armonia e il ritmo del disegno nella piazza, scandito da fasci di rette. Il pacchetto murario è formato da montanti e traversi che sostengono la vera “pelle” della struttura, cioè l’elemento lapideo. Ogni pannello è smontabile in maniera tale da garantire la corretta manutenzione alla lastra di pietra. La scelta del materiale è ricaduta sulla Basaltina, una pietra lavica di colore grigio, conosciuta e impiegata fin dai tempi dei Romani. Viene escavata a Bagnoregio (Viterbo), nei pressi del lago di Bolsena. Di struttura compatta e uniforme, la Basaltina presenta caratteristiche fisico-meccaniche di non gelività e resistenza sia alla compressione, sia all’usura.

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