Archistart

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URBAN NAVIGATOR

FRC2017

L’idea trae ispirazione dalla natura connettiva che identificava le vie acquatiche dei Navigli come fulcri di vita e comunicazione delle entità urbane lombarde. Riesumando dal passato il loro iconico valore secolare, l’opera vuole conciliarsi all’interno di questo tessuto connettivo, divenendo un elemento nomade capace di spostarsi nei canali acquatici ramificati nella piana, e fornendo quindi lo spunto per infondere una nuova possibile vita e fruizione a questa importante traccia culturale.

La nostra chiave di progetto è dunque la connessione; questa deve attuarsi relazionando Milano con i suoi centri limitrofi uniti dalle vie dei Navigli. Ciò si concretizza solo attraverso l’impiego nell’architettura di una tecnologia galleggiante.


Come principale contesto di intervento è stata scelta la Darsena milanese nella quale disporre dei semplici attracchi per l'ancoraggio muniti di allacci idrici/elettrici presso i quali la stanza galleggiante possa ormeggiare. Grazie alla flessibilità data dalla tecnologia flottante, i fruitori sceglieranno se sostare nei punti di approdo oppure muoversi altrove. Dal bacino si estendono i tracciati dei Navigli che attraversano Milano fino ad uscire nella sua piana circostante che vengono reinterpretati per la navigazione del nostro elemento: viene dunque incentivata una fruizione turistica a livello diffuso. Nella composizione si richiama l’idea dell’imbarcazione primordiale: una piattaforma orizzontale con una cabina/rifugio, sormontata da una vela. Essa diviene l’elemento iconico di tutto il progetto, non solo per il suo valore simbolico ma anche per proteggere la cabina sottostante dall’irraggiamento solare diretto. Geometricamente, in pianta si ricercano linee semplici e regolari riconducibili la figura del quadrato (5x6m), mentre nei prospetti l’elemento appare dinamico e irrazionale. In sezione è possibile leggere come la cabina (2,5m di altezza) sia destinata al parziale inabissamento acquatico; tale strategia progettuale, se da un lato coinvolge gli ospiti ad un rapporto più stretto con la realtà acquatica, dall’altro consente separare la cabina dalla copertura della vela, rispettando però il limite massimo dei 5 metri dell’altezza.


L’organizzazione degli ambienti trova all’interno dello spazio della cabina le sue funzioni principali: zona notte, servizi igienici, e piccola area wellness. Mentre esternamente si dispone una piccola veranda con il timone per la navigazione e, tramite una scala, si raggiungono spazi relax sulla copertura e poi sopra la vela. Per quanto riguarda l’aspetto costruttivo, tutta l’opera è impostata su di uno scafo scatolare in acciaio, che ne costituisce sia la fondazione dell’edificio, che l’involucro parziale della cabina abitativa. Sopra vengono assemblate tutte le altre componenti: la struttura esterna della veranda, i fasci di pilastri della vela, e gli infissi della stanza. I materiali impiegati sono volti ad enfatizzare una sensazione di complessiva leggerezza. In particolare, le superfici esterne sono costituite da una serie di pannelli in policarbonato che, con le sue proprietà translucide non separa visivamente la scatola architettonica dal contesto, ma garantisce una continua relazione percettiva tra interno ed esterno, pur rispondendo all’esigenza di privacy richiesta dai fruitori. La stanza galleggiante, nella sua navigazione errante lungo le antiche vie acquatiche, intesse un diretto rapporto osmotico fra i fruitori e le diverse realtà che si manifestano nel contesto; una trasversale unione fra soggetto e natura, città e territorio, passato e presente, che si pone come via di fuga e salvezza dai canonici stili di vita dell’uomo moderno.



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URBAN NAVIGATOR Board

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