L’intero progetto di recupero della vasta area di Venezia, di S.Croce alla Giudecca, è
stato guidato dall’utilizzo di un approccio di tipo aristotelico/deduttivo che partendo dal
macro, ovvero tutta la realtà veneziana della Giudecca, approda al micro, ovvero ad una
puntuale ricucitura del tessuto edilizio con un rammendo architettonico/tecnologico.
Invertendo i termini della nota epigrafe di W.Gropius dalla città al cucchiaio, dal
momento che la metodologia per affrontare entrambi gli ambiti è la medesima, la
tesi progettuale ha proceduto, attraverso una progressiva riduzione di scala, da quella urbana
fino al dettaglio tecnologico, costruendo, strada facendo, una “architettura cosciente” del
proprio ruolo di rigenerazione urbana.
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L'area demaniale della Giudecca, nei pressi di Calle della Croce, dal XIX sec. scorso ha svolto una funzione, con diverse declinazioni, prettamente detentiva, fino al 2008 anno della sua chiusura e inizio del suo lento abbandono. Il progetto di recupero proposto mira a riconsegnare alla Giudecca e alla città di Venezia un'area di 1500 mq che dalla “funzione detentiva” approda, attraverso una “ottica inclusiva” in un luogo dove abitare, studiare, lavorare e soggiornare. Riaprendo agevolmente storici percorsi, interrotti nel tempo, e così ricollegando “fisicamente” l'area dell'ex complesso conventuale, sia a nord sul Canale della Giudecca che, a Est, all'area di “Campo di Marte”, l'intervento innesca contestualmente un virtuoso processo di “rigenerazione urbana”. L'intervento sul costruito si propone, attraverso una metodologia di “addizione e sottrazione”, di ri-disegnare l'intera area in un'ottica sostenibile di recupero filologico e morfologico, individuando le invarianti da preservare e le modificazioni da apportare. L'ex monastero di Santa Croce, come tutta l'area ha subito svariati interventi nei secoli XIX e XX sec., da quelli addensativi a quelli più traumatici di smantellamento compromettendo in grande parte la tipologia architettonica storica del complesso. L'intervento mira - attraverso un progetto di successivi cambi di scala - al recupero dell'insieme del complesso carcerario con un attento “rammendo” dell'ala mutila a sud-est dell'ex-monastero.
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Matrice e dimensioni di progetto: il piede romano “Le dimensioni più frequenti dell'edilizia di antica formazione sono spesso riconducibili alle matrici 17,70 m,quindi 60 piedi romani; ma non è insolita anche la matrice 14,80 m,corrispondenti ai 50 piedi, che associata alla profondità di m 29,60 (100 piedi) ritroviamo spesso in ambito maggiormente urbano.”[Caniggia, G. 1987] Attraverso un tentativo empirico è stata sovrapposta la maglia a x b di 50 x 100 piedi romani con la scomposizione del lato longitudinale del complesso in 5 moduli.(Cfr. Tav. 02) Questa maglia ha generato una sorta di matrice remota dell'assetto edilizio del complesso,diventando una guida fondante per la ricucitura dell'ala mutilata. Il modulo della matrice è stato successivamente scomposto in un sottomodulo di dimensioni : a1 x b1 = ½ a x 1/3 b = 7,4 m x 9,75 m formante il modulo regolatore dei nuovi alloggi della ala ricucita. Appurato che tutta la parte settentrionale della Giudecca come ha evidenziato Saverio Muratori nelle sue mappe in “Teoria e Progetti” sull'evoluzione storica dei nuclei urbani a Venezia sia un 'area urbanizzata in età gotica fino al XV sec, escludendo possibili nuclei tardo bizantini,è certamente singolare come tale maglia coincida perfettamente con le dimensioni attuali del complesso.
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The Board:
